Il fallimento del colosso Thomas Cook, tour operator britannico in bancarotta dopo 178 anni di storia, causerà contraccolpi pesanti con ricadute negative per tutti gli attori del settore, dagli alberghi ai ristoranti, dalle agenzie di viaggi all’ indotto che impiega decine di migliaia di persone. In Puglia, però, la situazione potrebbe essere differente rispetto ad altre zone dell’Italia e dell’Europa, soprattutto Grecia e Spagna.
Ne è convinto il vicepresidente nazionale vicario e presidente regionale pugliese della Fiavet, Piero Innocenti. «Thomas Cook – afferma Innocenti– è stato il secondo tour operator più grande ad operare in Europa dopo la Tui. Il mercato italiano potrebbe subire un contraccolpo, con un impatto importante in termini di perdite economiche ed occupazionali. In Puglia stiamo monitorando la situazione e facendo le opportune verifiche, ma siamo convinti di poter contenere l’onda d’urto in modo significativo”.
Tuttavia la bancarotta del colosso inglese deve diventare un monito per chi è ancora convinto di poter gestire il turismo allo stesso modo del recente passato. “Il mondo è cambiato ed è necessario – dice Innocenti – un cambio radicale nella gestione delle politiche turistiche. Il Governo e l’Europa non possono essere così ingenui da ritenere che non siano necessari, con urgenza, interventi nel breve e nel lungo termine. Nello specifico, anche per tutelare le agenzie di viaggi e i loro dipendenti che rischiano di essere ancora una volta danneggiate dai sempre più frequenti fallimenti di tour operator e compagnie aeree straniere. E’ l’ora di mettersi al lavoro – conclude Innocenti – per evitare che chi opera ogni giorno con sacrificio, rigore ed onestà e che ha sempre erogato servizi di qualità ai turisti, sia messo a rischio a causa di scelte dissennate compiute da altri. Non servono interventi spot, che sanno tanto di campagna elettorale permanente, piuttosto sono necessari decisi interventi strutturali a sostegno del comparto. Non riesco a comprendere, ad esempio, perché le agenzie di viaggi debbano avere un fondo di garanzia a tutela dei clienti e le compagnie aeree invece no. Si guardi ad esempio ad Adria Airways, ormai sull’orlo del fallimento».